Stefano

Stefano ama la montagna. La ama a tal punto da decidere di dedicare ad essa la sua vita. Stefano è, infatti, una guida alpina.

Nei giorni infrasettimanali lo puoi incontrare ad allenarsi a Ferentillo, la falesia di casa. Arrampica leggero ed elegante su vie di 7a, se si sente in forma anche sui 7b. Ma può anche essere che tu lo scorga, circondato da un nugolo di ragazzini, nei settori più semplici della falesia. Sta dirigendo uno dei suoi corsi di avvicinamento alla montagna. La disposizione in parete è comunque la stessa: leggero ed elegante, ma sempre concentrato. Anzi, quando è con i suoi allievi, o con i clienti, appare ancora più rigoroso ed attento,  serio e disponibile. Per questo è molto amato e seguito, per questo, e per il suo costante buon umore, tra i più giovani è quasi un idolo.

Nei fine settimana, se davvero vuoi passare del tempo con Stefano, dovrai prepararti a lunghe peregrinazioni. Può capitare che sia con dei clienti sul monte Bianco, come ad un aggiornamento lungo le forre delle alpi Centrali, o a fare sci estremo in Austria con dei colleghi, o a scalare cascate di ghiaccio nel Delfinato. Magari ti potrà anche succedere di vederlo appeso ad un elicottero durante una esercitazione del Soccorso Alpino Umbro, di cui è caposquadra.

Tuttavia c’è un luogo dal quale Stefano non può assentarsi troppo a lungo, e dove, nei fine settimana estivi ti capiterà di certo di incontrarlo, quel posto è il Gran Sasso d’ Italia.

Stefano si è formato, poco più che bambino, sulle levigate pareti di questa montagna. Ama moltissimo il Gran Sasso, per il meraviglioso rosa tenue delle sue rocce e per il profumo del mare che arriva fin lassù, e, se non è con dei clienti, di certo lo vedrai impegnato su una delle ascensioni più difficili del Pizzo di Intermesoli o sulla Est del Corno Piccolo. Ed è proprio sul Signore degli Appennini che Stefano ha collezionato successi davvero importanti: è stato il primo a salire in solitaria la difficilissima Farfalla sul Paretone ed ha compiuto, sempre in solitaria, la ripetizione della vertiginosa “Cavalcare la tigre”. Chi lo ha incrociato lungo il sentiero di rientro da queste imprese racconta di averlo visto felice e con lo sguardo entusiasta di un bambino, ma  nemmeno un segno di stanchezza, né tantomeno di vano orgoglio. Stefano è fatto così, scala perché ama il silenzio, il vuoto, la semplicità e la crudezza delle cime, non certo per dimostrare qualcosa a qualcuno o per  dire di essere stato il più bravo. Eppure lui è davvero uno dei più bravi alpinisti del Centro Italia. Ma non bisogna ricordarglielo, è così modesto da arrossire e sentirsi in imbarazzo, cambiare discorso e glissare sulle difficoltà che ha affrontato e vinto in parete.

E’ tanto generoso in consigli e suggerimenti, quanto parco nel parlare di sé. Per conoscere Stefano bisogna saper ascoltare i suoi silenzi e seguire  le sue tracce, d’inverno, impresse sulla neve, d’estate disegnate sul calcare

Stefano in realtà è una bella, nobile idea, che si è fatta persona ed ha lasciato un segno, non con le parole, ma con i fatti. E, si sa, le idee, come i silenzi delle vette, non muoiono mai.

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